La cifra che nessuna macchina potrà mai calcolare.
Una prima prova grafica per la prossima provocazione da stampare sulla mia felpa.
#ai #fenomenologia
«Quando Heidegger chiamò il linguaggio “la casa dell’essere”, stava preparando una meditazione sul linguaggio come organon generale della trasposizione. Con esso gli uomini navigano negli spazi della similitudine. Il linguaggio non deve solo imitare il mondo che ha vicino, ordinando cose, persone e qualità secondo nomi fidati, e inserendoli poi in storie, comparazioni, e serie; ciò che è decisivo è che il linguaggio “avvicina” l’estraneo e lo spaesante includendoli in una sfera abitabile, comprensibile, foderata di empatia. Questa sfera rende vivibile per l’uomo l’essere fuori nel mondo aperto, traducendo l’ek-stasi in una en-stasi. La “tendenza alla vicinanza” si impone nel discorso umano sin dalla prima parola; il linguaggio è già sempre la poesia della vicinanza. Esso assimila il dissimile al simile, come accade in modo estremamente chiaro nella formazione delle metafore. Viceversa si potrebbe anche dire che il linguaggio traspone la en-stasi dell’abituale, “fuori” nella ek-stasi dell’inabituale. Il suo compito essenziale consiste, come ha notato Heidegger, nel rendere abitabile l’ente nella sua totalità, o forse, dovremmo dire, consisteva in questo, poiché certo non si può misconoscere che in un mondo tecnico dove sono entrate in azione altre tecniche di avvicinamento, il linguaggio è sempre più esageratamente gravato da questo compito: il costruire testi segue ora vie libere da trasposizioni e prive di metafore. Il linguaggio dunque è, o era, il mezzo generale per fare amicizia con il mondo, così com’è, o era, l’agente della trasposizione di ciò che è domestico in ciò che non lo è.»
—[Peter Sloterdijk, Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Heidegger]
Un lavoro davvero immenso il testo curato da Carmine Di Martino. Attraverso i diversi capitoli l’opera mette in luce la rilevanza e l’importanza del pensiero di Heidegger rispetto alle problematiche più attuali.
Uno dopo l’altro i contributi mettono a tema le trasformazioni sociali intrecciate con il continuo rapido sviluppo di tecnologie che ridefiniscono i confini tra nazioni e culture costringendoci a ripensare modi e forme della esistenza umana, individuale e collettiva.
La tecnologia globalizza i mercati, i costumi, lo scambio di informazioni e i flussi economici ma – ci ricorda Heidegger – rivoluziona anche il modo in cui ci relazioniamo con i corpi, con la vita e con la terra, introducendo nuove opportunità e, al tempo stesso, anche grandi pericoli.
Un “must-read” per chiunque desideri pensare alla radice presupposti e conseguenze delle trasformazioni imponenti elicitate dall’innovazione tecnologica che stiamo vivendo.
#fenomenologia #tecnologia #ai #filosofia
La donna che più di tutti mi ha aiutato a comprendere ed apprezzare la fenomenologia attraverso un linguaggio che indica temporalità e vita vissuta parlando di melodie, tonalità e risonanze
#fenomenologia #filosofia #musica
https://yewtu.be/watch?v=hWM-zzJaYYo
Rachel Bespaloff, lo sviluppo di un tema musicale e la temporalità umana:
«Progettando nel futuro un universo sonoro, esso [il tema musicale] si sovraccarica di passato. Bisogna che ceda una parte, e non la meno importante, delle sue virtualità perché questo universo abbozzato viva, riceva contorni stabili e definiti. […] A ogni istante della sua durata, pur lanciandosi verso l’avvenire, essa [la melodia] è incorruttibilmente il proprio passato. Le prime note di un tema musicale sono già cariche di un passato di silenzio da cui emergono. Poiché è conoscenza, scelta del possibile, la musica si apre all’estasi del futuro e, poiché è espressione della Befindlichkeit, si fonda sull’estasi del passato.»
—[Rachel Bespaloff, Su Heidegger, Bollati Boringhieri (2010), p.45]
In Arrival, film del 2016, il regista Denis Villeneuve ci stimola a una riflessione su quanto complesso sia il dialogo con ciò che è Altro da me, sia esso fuori di me o dentro. E come si sarebbe potuto affrontare in modo originale questo tema se non facendo ricorso a ciò che è altro da noi per eccellenza? A ciò che è, appunto, alieno?
#fenomenologia #ai
https://www.psicologiafenomenologica.it/in-dialogo-con-lalterita/
«Se cerco di spiegare teoreticamente il mondo-ambiente, esso collassa. Non significa nessun accrescimento dell’esperienza vissuta, nessun miglioramento nella conoscenza del mondo-ambiente se lo sottopongo a teorie e spiegazioni che cercano di esaurirlo e che restano a loro volta completamente prive di spiegazione quanto al loro significato metodologico.»
—[M. Heidegger, Per la determinazione della filosofia, pag. 91]
“La fenomenologia scopre, al posto di un soggetto ideale chiuso nel suo sistema di significati, un essere vivente che ha da sempre come orizzonte di tutti i suoi progetti un mondo, il mondo.”
—[Paul Ricœur]
#filosofia #fenomenologia #ermeneutica
Martin Heidegger sulla presenza
«Io nuoto nella corrente e lascio che le acque e le onde sbattano dietro di me. Non mi guardo indietro e, vivendo in ciò che è più vicino, non vivo in un accadimento appena vissuto né lo so come qualcosa di appena vissuto. Sono immerso, di volta in volta, nella situazione e nella sequenza ininterrotta e precisamente in ciò che nella situazione mi si fa incontro. Sprofondo in essa, vale a dire non mi vedo né mi porto alla coscienza; adesso viene questo, poi quest’altro, ma da ciò che viene sono avvinto, mentre lo vivo completamente. […] Quanto più ininterrotta, incurante di ogni riflessione, fluida ogni fase momentanea della vita fattuale viene vissuta, tanto più viva scorre la connessione d’esperienza.»
—-[Martin Heidegger, Grundprobleme der Phänomenologie, pag 117]
Alcune considerazioni sulle mani, da una prospettiva fenomenologica.
#fenomenologia #corpo
https://www.psicologiafenomenologica.it/cosa-ci-comunicano-le-mani/